Cyberwar, la guerra che non si vede
Pierguido Iezzi, CEO & Founder Swascan, commenta le implicazioni di una guerra cibernetica, l’attribuzione degli attacchi cyber e gli equilibri geopolitici sull’Huffington Post.
Gli atti ostili diventano (anche) attacchi digitali nella cyberwar
Il caso delle crescenti tensioni militari tra Ucraina e Russia ne è esempio lampante. La mobilitazione massiccia di truppe sui confini è stata preceduta da una serie di cyber attacchi diretti contro oltre 60 agenzie governative, aziende IT e organizzazioni ucraine.
Oggi anche gli atti ostili sono diventati digitali. Dagli spyware persistenti dormienti per mesi e in grado di sottrarre dati molto lentamente, agli attacchi alle supply chain, come nel caso di SolarWinds.
La cyberwar è caratterizzata da missioni digitali insidiose, capaci di far crollare una rete elettrica o un sistema di trattamento dell’acqua. E di minare la fiducia pubblica influenzando opinioni e ideologie.
Il tema dell'attribution: gli attacchi cyber sono classificabili come atti di guerra (cibernetica)?
L’attribuzione degli attacchi cyber è sempre difficile. Il tema, come stiamo vedendo, è fondamentale per l’equilibrio geopolitico, ma la difficoltà di arrivare a un’attribuzione certa degli attacchi lascia ampio margine di manovra per muoversi in silenzio e in questa zona grigia.
Come spiega Pierguido Iezzi, “l’infrastruttura digitale di un attaccante – come gli indirizzi IP e i domini – può essere facilmente imitata o generata in modo da offuscare la vera identità dell’aggressore. Alcuni Criminal Hacker russi sono stati osservati dirottare e utilizzare le infrastrutture utilizzate da gruppi di altri Stati per portare a termine i loro scopi”.
Questo rende evidente la complessità di attribuire con certezza un attacco a un determinato aggressore. E, con questa difficoltà, l’incertezza interpretativa legata a questi atti e il loro forte peso sul delicato bilanciamento dell’equilibrio geopolitico internazionale.
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